Il futuro della corrida

Corrida spagnola e corrida portoghese

È un tema del quale si dibatte da anni. La tauromachia è un arte che esisteva già ai tempi della civiltà minoica ed è proseguita, fino ai giorni nostri, sotto forme diverse. Tutt’oggi esistono diverse forme di corrida: ad esempio vi è una grande differenza tra la corrida classica (quella spagnola per intenderci) e la corrida portoghese. Mentre gli spagnoli uccidono il toro, i portoghesi, dopo aver dato prova di grandi abilità nell’evitare le scornate dello sventurato animale, gli saltano tutti assieme nel groppone. Una volta che l’operazione riesce, il toro è vinto e la corrida termina. Questa volta senza spargimento di sangue. Almeno in apparenza.

La verità: la tortura e la morte del toro

Prima dell’assalto al toro, il povero animale ha dovuto subire le 24 ore di agonia in comune con i più sfortunati colleghi spagnoli. Ovvero ha trascorso un giorno in un locale buio buio e poco spazioso, gli vengono limate le corna, gli viene messo un collare per limitarne i movimenti e, per finire, gli zoccoli vengono cosparsi di tremolina. Non solo: perché alcune persone possano trascinare a terra il toro, è necessario che questo sia stato precedentemente fiaccato, e questo avviene tramite il picador a cavallo che gli pianta un bastone nel collo per farlo sanguinare e, successivamente, tramite i banderilleros che gli infilano delle speciali spade (le banderillas appunto) per indebolirlo ulteriormente. Quando la corrida è finita, mentre sono in corso i festeggiamenti, il toro, nel caso fosse ancora vivo, viene portato in una stanza limitrofa e ucciso. Sarebbe infatti in condizioni troppo gravi per essere recuperato. E questo è importante: vi hanno raccontato che, nel caso la corrida sia vinta dal toro, questo valoroso animale verrà lasciato vivere libero? Tutte balle. Il toro, ormai malconcio, deve essere soppresso. Quindi non c’è via di scampo per il malcapitato animale, alla faccia di chi dice che è una sfida alla pari tra uomo e animale. Si tratta invece di un’esecuzione, quasi una tortura, organizzata come una catena di montaggio. Le fasi sono le seguenti:

  • già dal giorno precedente il toro viene molestato per renderlo aggressivo
  • quando entra nell’arena percepisce l’odore del sangue e di morte e diventa ancora più terrorizzato
  • mentre entra nell’arena un tizio gli pianta un doloroso fiocco sul collo
  • un altro tipo a cavallo dentro un armatura gli pianta ripetutamente una lunga e larga lancia sul collo, per farlo insanguinare e indebolire
  • 3 banderiglieros gli piantano due spade a testa sulla schiena, simili a degli spiedi. Lo scopo è sempre quello di indebolire il toro
  • a questo punto arriva il torero che fa qualche giochino col “panuelo”, quando il toro non c’è la fa più e sta per morire di stenti, gli pianta una spada nel collo per ucciderlo definitivamente
  • nel caso vincesse il toro, questo, ormai torturato fino all’estremo, verrà comunque soppresso

Solo sangue e violenza

Naturalmente non sono rari anche i casi di cavalli sbudellati durante l’evento. Nel caso il toro sia troppo calmo, non mostri chiari segni di sofferenza o non voglia attaccare, gli si da fuoco alla testa, pardo alle corna, per vederlo saltare in aria come un folle (non sono certo che questa pratica si usi ancora nella corrida, per certo si usa ancora in alcune feste).

Ho vissuto tanti anni in Spagna, ed ho sentito difendere spesso la corrida, dire che il torero è una persona valorosa, che rispetta il toro e che i tori da corrida sono animali valorosi e che vanno rispettati. La corrida secondo molti è un’arte, oltre che una tradizione, motivo per cui non deve essere abolita.

La corrida secondo Francisco Ibanez

Un bellissimo libro sulla corrida è stato scritto da Francisco Ibanez, si chiama sangue e arena, che, se non sbaglio, è stato anche lo spunto per un film di Totò. Il grande scrittore valenciano sostiene che il torero e il toro sono effettivamente due individui coraggiosi e valorosi e che, forse, dietro alla corrida ci possa essere una specie di forma d’arte. Il problema è che questi due individui (e i cavalli e tutto ciò che fa parte del carrozzone) sono stati messi dentro alla arena solo per dare soddisfazione ad un pubblico di persone che ha il solo desiderio di vedere scorrere sangue, dolore e sofferenza. Poco importa se a soffrire siano il cavallo, il torero o il toro, quello che si vuole è solo la violenza.

La corrida va abolita?

E allora aboliamo la corrida? Chi mi conosce sa che io non pronuncio mai sentenze, ma offro solo spunti di riflessione. È vero che, come dicono gli spagnoli si tratta di una tradizione, ma allora? Anche le tradizioni possono cambiare, altrimenti che facciamo? Mandiamo i cristiani a combattere nelle arene contro i leoni? Ripristiniamo i sacrifici umani? Spesso le tradizioni vengono sublimate, una volta bruciavamo sul rogo le streghe, adesso ci limitiamo ad un “processo alla vecia” a metà quaresima. Se rendiamo la corrida illegale allora continuerà in maniera illegale? E allora, dico io, legalizziamo anche gli omicidi, tanto ci saranno sempre.

Non ho la soluzione al problema, anche perché è sempre difficile intervenire dentro ad una tradizione che appartiene ad un paese che non è il nostro, ma credo sia giunto il momento, anche a livello di comunità europea, di riprendere in considerazione la cosa. Possiamo ancora permettere degli spettacoli dove vengono torturati degli animali? È possibile una corrida non cruenta? Tipo quella dei minoici? È davvero arte? E se aboliamo la corrida, come gestire l’indotto economico che verrà meno?

Sono tutte domande alle quali, secondo me, non è difficile rispondere. Varrebbe però la pena cominciare a farsele.

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